mercoledì 11 aprile 2012

CELEBRITY SKIN

Fiorello esce da Twitter (che pare lo avesse a libro paga) ed entra insieme a Jovanotti su Faceskin (il muovo maipiùsenza network creato dall'inossidabile Claudio Cecchetto). Michelle Hunziker annuncia che farà lo stesso, per timore di cadere nella dipendenza. Un timore reale e tangibile, s'intende: credo che chiunque di noi ha, almeno una volta, passato una indimenticabile serata con un amico che alla conversazione aveva sostituito un continuo e compulsivo ticchettio sulla tastiera dello smartphone. E' vero, la dipendenza da social network è un problema serio. Come quella da gioco d'azzardo, da alcool o da sostanze stupefacenti. Quello che però lascia stupefatti è che ancora una volta la smania di sensazionalismo prende il sopravvento su un'osservazione più circostanziata del fenomeno. Mi spiego meglio. Sicuramente se non esistesse l'eroina non ci sarebbero gli eroinomani. Che probabilmente sarebbero cocainomani. E se non esistesse la cocaina sarebbero alcolisti o incalliti masturbatori. E resto un po' di sasso nel realizzare che, nel 2012 si fa ancora fatica a guardare in faccia certi problemi. Non riconoscendo ad esempio (e finalmente) che le dipendenze, sia quelle da sostante, sia quelle comportamentali, nascono prima nell'individuo. Successivamente vengono agite sul mezzo. Poi certo, il mezzo conta. Sono assolutamente d'accordo sul fatto che Twitter, ad esempio, con la sua logica di botta e risposta a ritmo sostenuto e il meccanismo del following (e cioè dell'acquisizione di persone disponibili ad essere osservatori attivi della nostra vita) faciliti, più di altri canali, una certa compulsività. A cui però uno cede in base ad una precisa scelta personale. Non c'è nessun "eddai eddai", come da che mondo è mondo non ho mai visto nessuno in discoteca mettermi la droga di nascosto nel bicchiere (con quello che costa...). Peraltro alle "celebrities" e con particolare riferimento a Twitter vorrei chiedere: scusate ma non è esattamente su questo meccanismo che campate da sempre? Peraltro non dovreste avere la vita più facile ora che, finalmente, potete essere i "paparazzi" di voi stessi? Che cosa c'è di tanto eroico nel decidere di autoesiliarvi da Twitter? Trovereste altrettanto eroico, giusto per far quadrare i conti, privarvi della lavatrice? O siamo ancora ad insistere con la panzana della "fatica di essere star"? Beh anche fare parte dello star-system e, scusate la volgarità, guadagnare milioni di Euro non è una scelta obbligata. Poi però a pensarci ancora meglio, a dare fastidio, non è tanto l'anticonformismo a tutti i costi (ormai più obsoleto del conformismo), quanto il vestire un'azione così banale (come cancellare il proprio profilo da Twitter) di "morale esemplare". La signora Hunziker (si, ancora lei) ci tiene a precisare che permette alla propria figlia "solo un'ora di Facebook al giorno". Ognuno educa i propri figli come meglio crede e probabilmente come meglio può. Però aldilà del fatto che nel 2012 l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un neomoralismo da web, anche se fosse, gli ultimi da cui ci aspettiamo lezioni in tal senso sono proprio le celebrities. In primo luogo perchè non sono credibili. Infine perchè, dovrebbero averlo capito. Sono amate proprio perchè eccessive, scandalose e insofferenti a ogni regola morale. Da sempre fanno ciò che i comuni mortali possono solo immaginare. Poi certo, essere figli di una star non deve essere facile. Ma non tanto perchè mamma rompe le scatole su Facebook e Twitter. Più che altro per dover subire l'imbarazzo degli amici così maliziosi e pecorecci nel commentare il suo culo costantemente esposto ovunque. Facebook e Twitter compresi.
FUQ (FREQUENTLY UNANSWERED QUESTIONS)
Facebook acquista Instagram. Aldilà della ormai decisa virata dei social network verso un linguaggio sembre meno verbale e più visivo, fino a qualche anno fa se uno usava ancora la cara vecchia pellicola era subito tacciato come "brontosauro" dato che il mondo ormai si misurava in pixel e megapixel. Oggi rincorriamo un'applicazione che ci rende tutti polaroidi anni'60, nauseandoci di foto tanto stilose quanto omologate in una fissità cromatica sbiadita e vintage. Non solo. La polaroid, andata gloriosamente in pensione pochi anni fa, ora costa un miliardo. Dobbiamo attenderci a breve la resurrezione di PacMan?
Tor, tor, tor!. Oggi Repubblica dedica ben due pagine al lato "oscuro" di Internet. E' una rete parallela e anonima dove si trova "Silk Road", il sito che non esiste dove si può comprare droga, sesso diciamo non proprio ordinario e legale, documenti falsi e armi. Naturalmente per accedervi bisogna installare Tor, un software gratuito che rende invisibili. E poi bisogna seguire una procedura clandestina ma spiegata passo dopo passo all'interno del dossier del quotidiano. I pochi dettagli mancanti si possono reperire, sempre nella massima clandestinità su wikipedia e su youtube c'è pure un clandestinissimo video tutorial. Siamo di fronte a una nuova frontiera del marketing?

4 commenti:

  1. i social network, che avrebbero la possibilità di schiacciare a terra la piramidale forma della nostra società, in realtà non vengono utilizzati a tal fine. Non fanno altro che scimmiottare ancora la regina televisione per cui tantissimi seguono pochissimi che invece andrebbero lasciati nell'indifferenza. Il fatto che una star lasci questo o quell'altro social serve solo come notizia di controtendenza e quindi lascia sgomenti tanti a favore sempre di pochi.
    MS

    RispondiElimina
  2. ma siamo sicuri che lascia sgomenti? In fondo sono talmente tante che fuori una, dentro l'altra.

    RispondiElimina
  3. Lascia sgomenti tanti (ma non tutti) che sono sempre molto più numerosi di pochi i quali a loro volta, anche se creassero una sorta di movimento che li accomuni per tentare di schiacciare la piramide, sarebbero sempre una minoranza a meno di un magico travaso dai molti verso i pochi stessi.

    RispondiElimina