venerdì 4 maggio 2012

THE WOW! SIGNAL

Possiamo dire quel che vogliamo, saremo pure schiavi di tutta questa tecnologia, iperconnessi, iperoccupati e iperstressati. Ma questo mondo, quello che scorre tra web e realtà, è decisamente entusiasmante. Innanzitutto, e scusate se è poco, perchè è in continua evoluzione laddove tutto il resto sembra sprofondato in una inquietante paralisi. Ma, soprattutto, perchè riporta la società ad una primitiva, perduta quanto preziosa, dimensione organismica. Tipica delle strutture sociali tribali, che non si concepiscono come "somma di individui" ma dove ogni individuo è un organo vitale per la sopravvivenza della tribù stessa. Ad esempio gli Zo'è, una piccola comunità tribale amazzonica, non concepiscono il conflitto. Per loro è un cancro. E per questo non appena i toni di una discussione cominciano ad alzarsi, i membri della comunità si mobilitano per solleticare i potenziali litiganti e arginare ogni antagonismo. Ma anche la condivisione è un atto spontaneo e dovuto. Per questo nel vocabolario degli Zo'è non esiste la parola "grazie". Noi chiaramente non siamo così. Non viviamo nudi e siamo in competizione non solo con una moltitudine di persone, ma spesso anche con noi stessi, Veniamo - forse - fuori da una cultura basata su un individualismo sfrenato travestito da meritocrazia. Che, è sotto gli occhi di tutti, ci ha portato un po' alla frutta. Sotto ogni profilo: sociale, culturale, politico ed economico. Più studio il fenomeno dei social media (e vi partecipo) più mi rendo infatti conto che probabilmente è la scintilla di una nuova era, quella di una "democrazia sociale". Non sto filosofeggiando (cosa che peraltro adoro fare). Sto parlando di fatti concreti. Alcuni decisamente eclatanti. Come la cosiddetta primavera araba. Altri che invece forse siamo già troppo occupati a viverli per raccontarli. Il denominatore comune è sicuramente il senso del "collettivo". Probabilmente è finito il tempo in cui i bambini venivano educati ad allenare la memoria (anche con metodi crudeli come imparare le poesie del Pascoli). Ma questi bambini, e non solo loro, oggi possono fare appello ad una sorta di "memoria collettiva e globale" impensabile fino ad ora. Ad esempio, mi è successo casualmente di udire le parole "Bauman" e "società liquida". Di cui non conoscevo assolutamente nulla. Probabilmente solo dieci anni fa, aldilà di un momentaneo arricchimento del mio vocabolario, non sarebbe successo nulla. Oggi in circa 90 secondi sono riuscito a sapere chi era Bauman e ad avere una prima, seppur sommaria, idea di che cosa si intende per "società liquida". Con un po' più di tempo a disposizione sono riuscito a farmi un'idea più circostanziata di questa teoria. Nei prossimi giorni probabilmente avrò l'opportunità di approfondire ulteriormente l'argomento. Sempre grazie a questa memoria collettiva "fuori da me" sono riuscito a dare un significato al "Wow! Signal" e pure a sentirlo (lascio a voi l'emozione di sperimentarne la scoperta e il suono). E se la "memoria collettiva" permette di poter raggiungere livelli di condivisione di informazioni inimmaginabili finora e di arginare quei cali neuronali a cui quelli che, come me, hanno superato i quarant'anni sono ineluttabilmente soggetti, l'"intelligenza collettiva" permette di mettere in comune competenze, creatività e innovazione. Liberandoci finalmente dal rigore di una matematica che si ostina ad affermare che 1+1=2. Oggi 1 più 1 fa almeno 5679. E quindi - l'ho appena finito di leggere su una rivista - se le banche non concedono mutui, l'intelligenza collettiva ti viene in soccorso con la Wikihouse e il social housing. Un'iniziativa nata dallo Studio00 di Londra (un collettivo di specialisti del low-carbon design e delle nuove forme comunitarie) che ha dato vita a un progetto "in progress" per la costruzione di una casa "low cost", a impatto zero, da assemblare in nove mosse come un mobile Ikea. Geniale l'idea, ma ancora più geniale è la sua natura in progress, diretta a creare una comunità di progettisti (potenzialmente infinita) che, scaricando un plug-in del progetto , sono invitati a modificarlo, manipolarlo e perfezionarlo. Di esempi del genere ce ne sono a migliaia. Anche meno eclatanti ovviamente. E da qui possiamo spostare l'attenzione su una nuova "coscienza collettiva", su una "opinione collettiva", su una "responsabiltà collettiva". Tutto porta comunque a un mondo nuovo. Un mondo che tenta di  migliorarsi attraverso una ricodificazione in chiave organismica del concetto di "partecipazione". E tutto subito fa pensare che il mondo che ancora pone resistenze a questo vento di cambiamento sia più vecchio di Jurassic Park. Destinato ad estinguersi nel deserto dei "ma tanto la bolla scoppia" e dei "tutto passerà e ritorneranno i vecchi paradigmi solidi e sicuri (sicuri???!!!)". Stiamo naturalmente parlando di persone, aziende e organizzazioni che hanno drammaticamente perso una parte importante della loro identità genetica. Quella sociale, forse naif, ma anche in quanto tale ideativa, sperimentale e innovativa. Persone, aziende e organizzazioni che anche di fronte a un "Wow!Signal" non si pongono neppure il semplice interrogativo di sapere, almeno, che cos'è.

2 commenti:

  1. Ti stai gradualmente appropinquando verso il Rifkiniano, utopico ed affascinante concetto di "potere laterale".

    RispondiElimina